Bikini con lacci in tessuto riciclato serie Impact Camidall Designs

BIKINI... UNA STORIA DI RIVOLUZIONE ATOMICA

Il costume a due pezzi famoso in tutto il mondo è la tipologia di costume da bagno più apprezzata con varianti sia di colore che di stile, di forme che si aggiornano ogni anno, con estro audace e prezzi per tutte le tasche, costituendo un “must have” per ogni estate che si rispetti.

Ma perchè il nome bikini? È stato davvero così dirompente nel mondo della moda mare femminile da meritarsi il nome “Bikini” dall’omonimo atollo dove venne sperimentata l’esplosione di una bomba atomica da parte degli stati uniti D’America nel Luglio del 1946? Perché questo accostamento?

La storia di questo capo d’abbigliamento prettamente estivo affonda le sue radici nell’antichità presso i Romani, testimoniato dalla presenza iconografica in cui vengono rappresentati costumi a due pezzi nei celebri mosaici della Villa romana del Casale in Sicilia.

Per molti secoli il vestiario da spiaggia femminile è stato molto coprente e dobbiamo arrivare agli anni Venti quando Coco Chanel comincia a sdoganare gli abiti più corti.

Nel 1932, il fashion designer Jacques Heim realizzò un costume da bagno molto più piccolo rispetto ai modelli esistenti, che all’epoca suscitò molto clamore per le sue dimensioni ridotte, non a caso venne ribattezzato l’Atome pubblicizzato “il costume più piccolo al mondo”. Si trattava di un bikini, ma non ebbe un gran successo perché considerato oltraggioso e indecente: nonostante coprisse ancora l’ombelico.

 La data di nascita ufficiale si fa risalire al 5 luglio 1946 quando Louis Réard, non uno stilista o fashion designer, ma un ingegnere del settore automobilistico, ebbe un’intuizione geniale. Si trovava sulle spiagge di Saint Tropez frequentata da dive del cinema e figlie o mogli dei capitani d’industria dell’epoca, quando si accorse che molte di esse arrotolavano i loro costumi da bagno il più possibile per avere un’abbronzatura migliore e più omogenea su parti più ampie del corpo: ispirato da questa osservazione e dall’invenzione estrosa di Jacques Heim, decise di osare di più e ideare un costume che scoprisse l’ombelico. Nacque così il primo Bikini, che deve il nome alle Isole Bikini.

L’introduzione del bikini nella moda femminile dell’epoca poteva essere tranquillamente assimilata allo scoppio di una bomba atomica! come affermato dallo stesso Rèard. In effetti, la sua invenzione fu accolta con clamore, scandali e polemiche, anche perché per presentare il suo primo bikini al pubblico, Réard scelse una spogliarellista come modella.

Anche negli anni a venire il Bikini comunque risultava troppo audace e succinto per la maggior parte delle donne. Nei primi anni dopo il suo debutto il Bikini venne rigorosamente contrastato dal Vaticano  dichiarandolo “peccaminoso”, venne quindi bandito ufficialmente da Spagna, Portogallo, Italia, Belgio e Australia, rimase fuori legge anche in molti Stati d’America fino al 1959. Le cose cambiarono quando attrici e modelle cominciarono ad indossarlo: tra le prime ci fu Rita Hayworth, poi Brigitte Bardot,  Ursula Andress in versione bond girl.

Negli anni Sessanta il costume a due pezzi divenne simbolo della rivoluzione sessuale di quegli anni e nel 1967 il Time scriveva che il 65% delle ragazze in spiaggia ormai indossava un Bikini. 

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